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La sinistra è in tilt, Alfano scappa, il centrodestra litiga

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Le nebbie si stanno sollevando e lo scenario politico diviene sempre equivoco. La maggioranza del PD, ufficialmente guidata da Renzi, dopo mesi di finte trattative, per dirla con il “Corriere” di “pantomima”, è riuscita a far saltare ogni possibile intesa con il già tremebondo Pisapia, conquistando una fisionomia più equivoca che mai, comunque programmaticamente misera. E’ impossibile cercare in quell’area, fondata sul nulla, intenti, obiettivi, per non parlare di ideali e di logiche.

Massimo Franco tenta “di indovinare una frattura a sinistra destinata ad aggravarsi e un malumore nelle file del PD che solo la vigilia delle elezioni arginerà”, malumore destinato, però, ad esplodere ad urne chiuse e a seggi attribuiti. Delude poi leggere nel giornalista una pessima lettura dei dati referendari del dicembre 2016: i sì non hanno raggiunto il 41%, non sono stati compiuti, vista l’enorme differenza, accertamenti sulla regolarità del voto nelle circoscrizioni estere, e forte è stato l’apporto degli elettori moderati, “pantofolai”, influenzati dalla predicazione dei canali televisivi berlusconiani.

Berlusconi, intanto, è riuscito di nuovo ad incrinare il rapporto, da qualche isolato osservatore, definito non da oggi troppo intenso e soprattutto innaturale tra la Meloni e Salvini, così da potersi ergere indiscusso e sempre indiscutibile dominus , più realisticamente “padre padrone”. Il non più giovane ex presidente del Milan riserva sempre sorprese, dietro le quali se ne possono nascondere altre più squillanti: ha espresso “apprezzamento” per il ritiro deciso da Alfano, sottintendendo un “via libera” per alcuni dei reduci dalla sterile esperienza centrista, un ritorno degli “orfani”, in una parola un rinfoltimento dell’”armata Brancaleone”.

Il foglio di casa Berlusconi , poi, con malcelata soddisfazione, omettendo i precedenti ben più consistenti registrati in casa propria, ha titolato “Correnti, veti incrociati e vecchie ruggini. Tra gli orfani di An adesso volano gli stracci” con esplicito richiamo alla decisione assunta dai “sovranisti” di assoggettarsi a Salvini.

Uno degli uomini di punta del gruppo sostiene di aver scoperto nella Lega “una svolta coraggiosa” di rifiuto delle istanze secessioniste e, a conforto e giustificazione della svolta, raccoglie i valori fondanti, sbandierati da uno scudiero di Salvini: “identità, comunità, sovranità”. Nessuno però ne ha saggiato la profondità, la credibilità, la genuinità, la solidità.

La troppo lunga e variegata campagna elettorale, in corso da mesi, impedisce siano considerati in maniera lucida ed equilibrata nodi sociali ed impegni internazionali sui i quali e i “renziani” e i “berlusconiani” si muovono nella prospettiva dell’imminente abbraccio, intenti unicamente a minare e a consolidare le proprie clientele. Sarà da verificare, se e quando sarà esplicitato il programma del centrodestra, l’incidenza delle proposte sostenute dai 2 gruppi autonomi dal Cavaliere.

Nessuno nei palazzi romani e nelle “officine” ha rilevato la consistenza dei bisogni collettivi con il 30% dei concittadini a “rischio povertà ed esclusione sociale”. Persino “Avvenire” ha dovuto finalmente constatare la condizione disastrosa del sistema sanitario e del welfare.

Federico Fubini ha indicato le tappe degli impegni europei alle porte che “gli italiani rischiano di non capire”: “le scelte di politica economica, quelle sui centri di governo, che dovranno guidarla, e degli uomini o donne alla testa delle istituzioni comuni”. A casa nostra si bada invece all’articolazione dei collegi, alle candidature e al potere attribuito però – è un pronostico fin troppo scontato – da votanti sempre meno numerosi, svogliati e disamorati.

 

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